La testimonianza più antica che riguarda il territorio civatese, su cui sorge l’abbazia di San Pietro al Monte, è legata al Buco della sabbia , una caverna funeraria con tracce d’ossa, utensili e qualche graffito Fortunatamente la grotta è ancora testimonianza viva, inserita nell’ambiente naturale che l’ha vista nascere. È composta da tre successive sale di cui l’ultima fornita di camino verticale di ventilazione. si trova sul versante sud orientale del monte Cornizzolo, facilmente raggiungibili dalla località Pozzo seguendo la segnaletica.Abbarbicata sulla impervia roccia a strapiombo prospiciente il lago d’Annone, fu utilizzata anche durante l’insediamento romano. La sua lontana origine risale al periodo eneolitico  , vale a dire all’età del bronzo, che a nord della penisola italica ci rimanda addirittura alla civiltà dei Camuni . Di presenze umane dello stesso periodo peraltro sono state ritrovate altre tracce nei reperti litici anche sulla sommità del monte Cornizzolo. Non è certo facile, dunque, attribuire una identità precisa ai primi abitatori delle alture della nostra zona sino al I millennio a.C., ma è indubbiamente ai Celti che comunque si deve far risalire il vero e proprio inizio dell’insediamento di Civate, con l’occupazione del territorio ai piedi del Cornizzolo, dove si colloca oggi

 La presenza  dei Romani  significò la riorganizzazione del territorio e la costituzione di un sistema difensivo per proteggere i territori collinari e della pianura da eventuali incursioni od invasioni provenienti dalle Alpi. Il centro militare più importante della zona  era indubbiamente il Castrum Leucum , che controllava unitamente l’imbocco della Valsassina ed i passaggi lungo l’Adda verso sud, avendo  ad occidente, al di là del fiume, la Valmadrera. Attraverso questa valle naturale una via conduceva, lungo l’attuale Rio Torto, in prossimità del lago d’Annone, contornato ancora, come testimonia già Plinio  il Vecchio nella sua Naturalis historia , da estese ed infide paludi. Qui la strada incrociava la ben nota ed importante arteria che dal III secolo d.C. collegava Aquileia a Como. Essa dapprima, superato l’Adda  presso Olginate, con un ponte di cui rimane ancora traccia, saliva  all’attuale sella di Galbiate, per poi discendere al lago e da qui, scavalcato facilmente il piccolo emissario lacustre, risaliva la collina ora di Civate per continuare a mezzacosta, evitando gli insidiosi acquitrini, verso Como.

Dallo stesso sperone del monte Cornizzolo, allora chiamato Pedale, una strada si diramava invece per Annone attraverso l’originaria insula, Isella .Proprio il passaggio obbligato all’incrocio con la via proveniente da Aquileia, là dove un piccolo ponte varcava il Rio Torto, assegnava invece, naturalmente, la denominazione di Clavis alla stessa località minore Toccherà in seguito ai Longobardi variare la voce latina in Clavate, da cui Ciavate o Ciauate per arrivare all’odierna Civate, il borgo strategicamente edificato sulla collina. Nello stesso luogo, sulla originaria clavis romana, quasi dimenticato, sorge  ancora l’oratorio di S.Nazaro e Celso, santi soldati, non unico ed ultimo indizio della presenza dell’antica postazione militare romana.

Alla caduta dell’impero romano , nel 456, i Goti assunsero il compito di regnare sui territori della penisola italica Anche sul nostro territorio i Goti lasciarono tracce ancora oggi visibili del loro passaggio. La testimonianza più evidente è la fortezza edificata sul monte Barro , i cui resti sono stati recentemente riportati alla luce

I Longobardi giunsero in Italia entrandovi dalle regioni friulane. In pochi anni occuparono i territori contesi ai Bizantini che, con tanta fatica e tante sanguinose battaglie li avevano strappati alla dominazione dei Goti.I Longobardi, seppur tardi, ebbero un ruolo importante nella storia di Civate. E tutto ciò non si deve solo all’importanza delle fortificazioni militari sul Barro ed agli eventi guerreschi in cui furono coinvolte , ma anche a fattori di carattere religioso e culturale. E più precisamente all’influenza dell’edificazione dei monasteri E proprio il periodo del regno Longobardo in Italia, soprattutto la sua ultima parte, è quello particolarmente significativo per la storia civatese, dal momento che è in questo momento che sorge il monastero di San Pietro al Monte.

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I testi riportati sono tratti liberamente da Un monastero sulla montagna di Carlo Castagna e da Itinerario d’arte nel comune di Civate di Francesca Mauri, ed. Comune di Civate, 2004. Fotografie a cura dell’Associazione Amici di S. Pietro.