Dato che il sorgere del monastero è avvolto da un mistero che sa anche un po’ di poesia, sulla sua nascita è interessante ricordare la leggenda delle origini, di Adelchi e il cinghiale, così come l’ha trascritta da un più antico documento Galvano Fiamma:

… successivamente (re Desiderio giunse) in una località chiamata Civate, luogo molto grazioso, straordinariamente ameno e dal clima molto salubre, ricchissimo di vigneti ed adorno di boschi, bagnato da abbondanti acque che offrono a tutti una gran varietà di pesci. Questo borgo è anche posto tra due catene di alture di cui una ad oriente comprende il monte Pedale, l’altra ad occidente il monte Barone; a mezzogiorno ed aquilone lo accarezza un lago che sfocia nel fiume Adda; da settentrione la Valle Mater Agraria…

Mentre (Desiderio re dei Longobardi) ritrovava in tanta serenità la pace dello spirito, un giorno il figlio Adalgiso, un bel ragazzo prestante,uscì con i compagni per cacciare, caso mai si imbattesse in un cervo, un orso o un cinghiale o qualsiasi altro animale della foresta, e giunse con molto sforzo, attraverso la boscaglia intricata, sul monte Pedale.

Parecchio affaticato per il difficile cammino, si asciugava il sudore abbondante nella frescura, sotto l’intreccio folto delle fronde, nell’ombra silvestre e, per refrigerarsi, si ristorava alla brezza.

Alzato lo sguardo, poco lontano vide un enorme cinghiale che grugniva divorando castagne e ghiande selvatiche. Lo inseguì coi cani. Il cinghiale, veramente stupefacente per mole, forza e zanne acuminate, uscì con violenza allo scoperto in modo tale da essere assalito dai cani dai denti possenti. Infine, stremato dall’immane lotta, si diede alla ricerca di un rifugio solitario e nascosto.

Dopo aver scorrazzato vagabondando con tremenda ferocia qua e là, giunse su un poggio del monte posto sotto le cime più alte, dove lo accolse una gradevole radura. In quel tempo, infatti, vi viveva un servo di Dio, di nome Duro, che scegliendo una dimora solitaria, lì esercitava il suo ufficio sacerdotale e vi conduceva una esistenza semplicissima, costruendo un piccolissimo oratorio in onore del beato Pietro. Il cinghiale dunque, cercando la salvezza nella fuga, trovò l’ingresso della chiesa spalancato.

Deposta senza indugio la sua ferocia, si acquattò presso l’altare, quasi consegnandosi alla protezione dell’apostolo, chiedendo da lui un aiuto. Adalgiso, allorché lo scoperse, irruppe nella chiesa desiderando ardentemente uccidere il cinghiale e, prima ancora di scagliarsi sull’animale, improvvisamente sperimentò un fatto meraviglioso, un’opera stupefacente mai più vista, dal momento che fu privato della vista e della luce! Adalgiso sprofondò nelle tenebre; da lui era fuggita la luce del giorno!

Quel venerando padre allora, Duro, testimone di un così grande prodigio con altri che erano sopraggiunti, per la cecità… innalzò in quel medesimo luogo sacro una preghiera al Signore. Pure lo stesso ragazzo, vedendosi privato della luce, cominciò a promettere copiosi doni e ad elevare grandi voti: se il Signore gli avesse ridonata la vista, avrebbe innalzato una chiesa, naturalmente dedicata a San Pietro, più ampia di quella precedente e l’avrebbe arricchita con molte decorazioni e, riportatevi le reliquie del beato, promise di conservarle lì con grande venerazione.

Dopo aver pronunciate così tali promesse, per intervento della misericordia divina riacquistò la luce degli occhi! Dunque, tutti coloro che erano presenti rendevano grazie a Dio, che così meravigliosamente tutto dispone…